E fu Talamona “luogo elevato dalle acque”

Quando l’Uomo ha scelto di abitare Talamona l’ ha fatto certamente riconoscendo l’opportunità di trarre vantaggio dalle molteplici risorse che questa garantisce ma contemporaneamente consapevole dalla necessità di adattarsi a tutte le limitazioni che l’abitare in un’area alpina comporta. Il risultato della necessità di trovare un equilibrio tra bisogni e limitazioni ha generato una tendenza all’adattarsi che ritroviamo rappresentata, in modo sorprendente, nelle comunità montane, quindi anche a Talamona. Il toponimo Talamona, secondo alcuni studiosi, avrebbe origini etrusche, confermate da alcuni reperti dell’epoca, e che secondo l’esperto di storia locale don Giacinto Turazza, significhi ”luogo elevato dalle acque.” La presenza del Comune di Talamone in Toscana, e l’effettiva presenza sull’arco alpino di questo antico e misterioso popolo sono un’ulteriore conferma. Nella zona sono stati rinvenuti manufatti risalenti anche alle età del bronzo e romana. In età longobarda il centro ebbe particolare importanza e ospitò la corte regia. Già dal VII sec d.C. Talamona risulta ad essere una Corte: un aggregato di poderi con chiesa annessa e castello: rimane ancora il toponimo di Castel nelle parti alte del paese nei pressi della chiesa di S.Giorgio a confermarlo. Gli abitanti di questa antica Corte si insediarono pian piano nelle zone alte- Premiana, Civo e Val Tartano- dove si esercitava la pastorizia e l’estrazione del ferro, per poi scendere a valle dove risultava possibile coltivare vite, mais e gelso, colture introdotte dai benedettini. L’importanza della lavorazione del ferro era tale che ancora oggi rimane il toponimo Cà di Feree , nella zona de ladent de la Roncaiola dove, probabilmente, vivevano i proprietari delle miniere del Monte Porcile. Durante il Medioevo alcune zone dell’attuale territorio comunale furono possedimenti del monastero milanese di S. Dionigi. In seguito il monastero benedettino di S. Simpliciano ottenne alcuni possedimenti, confermati nel XII secolo da papa Alessandro III. Fu comunque in epoca comunale che il borgo conobbe il maggiore splendore economico, grazie alle attività di lavorazione del ferro appena accennate e al patrimonio degli alpeggi adibiti alla produzione casearia e all’allevamento del bestiame. Per quanto riguarda il periodo romano, gli scavi archeologici tra il 1881 e il 1913 hanno permesso di rinvenire anfore, vasi, armi, frecce e monete. Questa posizione geografica di Talamona rispetto al resto della provincia, ha permesso di rivestire un ruolo di una certa importanza: studi dell’ultima ora rilevano un territorio quello talamonese che segnava il limite tra il territorio controllato dai romani e quello dei barbari, una specie di confine, rilevante per gli scambi commerciali e il controllo militare con tanto di zone fortificate: la località Turascia potrebbe essere una di queste. Numerose sono le testimonianze artistiche della storia del centro. Una di esse è la chiesa di Santa Maria, ricostruita nel 1921, che conserva dell’antico edificio il campanile, l’abside e il presbiterio, oltre ad una serie di affreschi di scuola bresciana del XVI secolo. Meritano una menzione anche l’oratorio di S. Giuseppe, risalente al ‘600, e la chiesa di S. Carlo, costruita nello stesso periodo e legata alla diffusione in Valtellina del culto del Santo milanese. Più antiche, invece le chiese di S. Gerolamo e di S. Gregorio, con bel panorama. Il censimento e i studi a confronto tra i vari gisoi ancora presenti sui maggenghi e quelli più antichi di alcune contrade portano a pensare che il territorio chiamato Arbosto fosse stato abitato prima di quanto si creda. Di origine longobarda è invece la chiesetta di S. Giorgio, rimaneggiata in forme trecentesche. Gli appezzamenti roncati lungo i fianchi dei torrenti, testimoniano un’attività regolata persino negli Antichi Statuti Talamonesi del 1500 che stabilivano di donare la terra bonificata a chi ci aveva lavorato gratuitamente per togliere dai prati i massi trasportati dai fiumi durante le inondazioni.

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